L’indagine di Area Studi Legacoop e Ipsos evidenzia disagi crescenti degli italiani con ripercussioni su progetti futuri e spesa sostenibile, i cui tagli forse riguarderanno (in parte) anche palestre e piscine
Un nuovo articolo riportato da ripartelitalia.it fa riferimento alla ricerca FragilItalia da cui emerge che cresce e si diffonde il senso di povertà percepita (e purtroppo, in molti casi, reale) della popolazione nazionale. L’effetto è inevitabilmente di contrarre la spesa media, con settori che verranno più colpiti di altri.
Lo sport non uscirà indenne dal taglio di spesa delle famiglie, ma come avevamo già chiarito in precedenti articoli, dovrebbe risentirne relativamente: oggi è cresciuta la consapevolezza che lo sport fa bene per la propria salute e per prevenire patologie e questo spinge il cittadino medio a non sacrificare la palestra o la piscina.
Un discorso che vale ancora di più per i bambini e gli under 14, per i quali le famiglie fanno sacrifici pur di non far perdere loro la possibilità di praticare sport.

In coda all’articolo che segue si mette in evidenza che fra i settori sacrificabili gli italiani considerano viaggi, turismo, abbigliamento; lo sport rientra in un segmento ben diverso, oggi inquadrabile fra i bisogni di prima fascia come quelli alimentare o medico; possiamo considerarlo un ambito di spesa più “protetto” cui non rinuncerebbero gli appassionati di attività sportiva ma anche tutti coloro che stanno maturando la convinzione che la salute si preserva praticando esercizio fisico. Probabile, tuttavia, che si riduca la spesa media per praticare lo sport con effetti sull’acquisto di articoli sportivi e sulla durata degli abbonamenti a palestre e piscine. Fra i giovani è già dilagante la scelta di palestre low cost, ma è significativo che in molte città nei centri fitness in generale si registrino iscritti numericamente uguali o addirittura superiori ai dati registrati nel 2019.
Quindi, prendiamo atto che il potere d’acquisto ridotto delle famiglie non è sottovalutabile e che gli italiani si sentono più poveri, ma non dimentichiamoci di quanto siano cresciute la considerazione e la consapevolezza dell’importanza dell’attività motoria, con sicure buone opportunità per chi offre servizi sportivi. Ovvio che la gente controlli molto di più come spendere i propri soldi e la scelta sarà sempre più orientata su chi sa rispondere al meglio alle attese della clientela di sempre e di quella potenziale, con idee nuove, formule flessibili, servizi personalizzati e modalità di pagamento facilitanti (che non significa ridurre o abbattere i prezzi, perché si rischia di aumentare i ricavi senza avere il margine per coprire i costi crescenti dei centri sportivi).
Questo l’articolo di ripartelitalia.it pubblicato il 27 ottobre:

I RISULTATI DELLA RICERCA CHE SVELA UN DISAGIO SOCIALE DILAGANTE
Quasi 8 italiani su 10 esprimono un giudizio abbastanza o molto negativo sulla situazione economica del Paese; 4 su 10 ritengono che la situazione economica della loro famiglia peggiorerà nei prossimi mesi; 1 su 4 ha difficoltà ad arrivare a fine mese o si considera povero; inoltre, quasi 6 italiani su 10 ritengono possibile che l’aumento delle disuguaglianze di reddito provocherà ondate di protesta contro i ricchi e i privilegiati.
Sono queste, in sintesi, le principali evidenze che emergono dal Report ‘FragilItalia‘, elaborato da Area Studi Legacoop e Ipsos, in base ai risultati di un sondaggio condotto su un campione rappresentativo della popolazione, per testarne le opinioni relative al “Contesto economico sociale nel Paese”.

Per quanto riguarda la percezione sulla situazione economica del Paese, negativa per il 78% degli intervistati, rispetto ad un anno fa rimane sostanzialmente stabile, al 47%, la percentuale di chi esprime un giudizio abbastanza negativo.
Cresce invece in modo marcato (+14 punti percentuali) la quota di giudizi molto negativi, che passa dal 17% di un anno fa al 31%.
Una tendenza analoga si registra, con dinamiche ancora più decise, sul piano dei giudizi sulla situazione economica familiare.
Cresce di 19 punti percentuali la quota di chi la prevede in peggioramento nei prossimi mesi, passando dal 23% di un anno fa al 42% attuale, con un’accelerazione particolarmente evidente rispetto a febbraio di quest’anno, ovvero all’inizio dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, quando era attestata al 28%.
In parallelo, cala di 10 punti la percentuale di chi prevede un miglioramento, passando dal 29% di un anno fa al 19% attuale.

Un quadro che trova una rispondenza anche nelle difficoltà attuali, indicate da percentuali significative del campione, ad affrontare spese ‘ordinarie’ nell’arco di un anno.
Il 34% dichiara di avere difficoltà ad andare dal dentista (il 68% nel ceto popolare), il 32% ad andare in vacanza (52% nel ceto popolare), il 22% ad acquistare regolarmente scarpe o capi di abbigliamento nuovi (43% nel ceto popolare), il 18% a cambiare gli occhiali.
Da registrare, però, una quota del 35% che dichiara di non avere difficoltà ad affrontare questi tipi di spesa.