Se l’acqua scarseggia c’è il fondato rischio che molte piscine vedano privarsi di questa risorsa; a meno che, mutuando in parte protocolli termali, non si riesca a fare delle piscine pubbliche dei presidi socio-sanitari irrinunciabili per la collettività
L’APPROFONDIMENTO DEL WEEKEND
Questo articolo è un’anticipazione, in versione estesa, di quanto verrà pubblicato su HA Wellbeing di maggio/giugno
gurnari@benaquam.com
Il 22 aprile si è celebrato l’Earth Day, invero calato in un quadro mondiale davvero buio. Si elencano i guai che decenni di incuria e di corsa al business a tutti i costi che provocano, con una totale assenza della pratica della politica del buon padre di famiglia, danni irreversibili ad ambiente e territorio, alla nostra stessa sopravvivenza.

Si mettono in evidenza, caso mai qualcuno non lo avesse ancora notato, le conseguenze dei mutamenti climatici, la rapidità con cui si sciolgono i ghiacci di tutto il Pianeta e conseguente innalzamento del livello dei mari. Scomparsa degli habitat, bibliche emigrazioni forzate per siccità e perdita di produzione zoo-agricola, trasformazione dei paesaggi ed aumento incrementale dei gas serra rappresentano ormai la quotidianità. Ben due miliardi di persone (una su quattro) non hanno accesso all’acqua accettabile e paradossalmente in Italia l’acqua si spreca, oltre a dover constatare che proprio in lavori per infrastrutture idriche destinatari di finanziamenti europei sono in grave ed irrecuperabile ritardo. Si dovrebbe quindi ogni giorno celebrare un Earth Day, ed ogni giorno dedicarlo ad un tema drammaticamente trascurato, a cominciare dall’acqua ed a seguire la salute, il lavoro, l’alimentazione, l’energia e mille altre voci del nostro tempo.
Per l’acqua, purtroppo, la cultura rappresenta solo un aspetto marginale
Ma quale cultura per la Terra? Oggi questo termine (cultura) sta a rappresentare, in senso comune, la letteratura, le arti di tutti i tipi, le espressioni connesse alle emozioni, agli aspetti sensoriali ed a quelli emotivi. Fino ad essere inflazionato dai media e dal linguaggio corrente.

Per l’acqua, purtroppo, la cultura, intesa come l’insieme delle conoscenze, delle scienze, dei saperi tradizionali e sociali, e delle innumerevoli connessioni ed interazioni con tutta la materia inorganica ed organica tanto da essere l’elemento essenziale della vita, rappresenta solo un aspetto marginale, riservato ai pochi che se ne devono occupare per mille motivi di diversi, ma troppo spesso legati all’economia ed alla finanza.
In questo desolante contesto come si fa a parlare di piscine?
Salvo poi ricordarsi del suo valore assoluto solo quando manca o quando è fonte di problemi. Quindi proclami, annunci, promesse e…scelte operative spesso solo frutto di miopia o di mancata visione lungimirante o di intessi locali che non possono tener conto dell’interesse comune né tantomeno delle necessità del Pianeta Terra.

In questo desolante contesto come si fa a parlare di piscine? Tra tutti gli sport, quello in acqua è il più idroesigente. E la piscina rappresenta in assoluto l’ambito più complesso e più costoso non solo in termini gestionali. Al di là dell’attrazione che indubbiamente la piscina genera per le diverse attività sportive, per il wellness in acqua e per il relax ed il divertimento (e lo dico anche per essere stato coinvolto nella progettazione del primo aquapark in Italia), oggi la piscina ha perso una sua identità unica molto diversa dalle palestre per il fitness o dai campi gioco/sport tradizionali e non.
Oggi la piscina ha perso una sua identità unica molto diversa dalle palestre per il fitness o dai campi gioco/sport tradizionali e non
Forse è arrivato il momento di considerare le vasche con acqua in ambienti protetti qualcosa di realmente diverso. Un ambito necessario, un contesto utile in termini sociali, un struttura di servizio per lo sviluppo delle comunità non solo urbane.
LA PISCINA PUÒ E FORSE DEVE DIVENIRE UN PRESIDIO SOCIO SANITARIO
Riflettiamoci un momento: svolge già ruoli socio-educativi importanti: avviamento allo sport, educazione e promozione alla costanza ed all’impegno, scuola di vita e, cosa da non trascurare quanto da non considerare scontata, insegna a nuotare.

Svolge un ruolo sociale, rappresentando una valida alternativa ai luoghi comuni di pseudo socializzazione (il campo sportivo della parrocchia, il bar, la strada…). Valido per ogni età. Di fatto evita molti problemi di devianza soprattutto per i minorenni e giovani adulti. Si sposa, molto meglio di altri contesti, per percorsi di riabilitazione ed attività per i meno giovani.
Le piscine contribuiscono in modo determinante a ridurre i rischi di patologie anche per chi non pratica attività sportive in modo agonistico e/o anche solo amatoriale, discontinuo
Contribuisce in modo verificabile e misurabile alla prevenzione e alla salute, al suo mantenimento, al riequilibrio psico fisico, al recupero funzionale. I benefici della medicina fisica e della fisioterapia in acqua sono descritti in migliaia di pubblicazioni scientifiche da ormai molti decenni. Ed hanno una storia lunga (e documentata) da quasi tremila anni. Tanto da essere uno dei pilastri della medicina moderna.

I benefici fisici e psicologici dell’attività in acqua attraverso le molteplici discipline del wellness, quanto del fitness in acqua sono straordinariamente efficaci (se praticati sotto attenta guida e per tempi medio lunghi).
Perchè non considerare le piscine come presidi socio-sanitari?
E molto altro ancora. Ma in definitiva le piscine contribuiscono in modo determinante a ridurre i rischi di pagtologie anche per chi non pratica attività sportive in modo agonistico e/o anche solo amatoriale, discontinuo. Rappresentano un punto di riferimento per il recupero ed il mantenimento della forma nella terza e quarta età. Tutto questo si ripercuote in termini di riduzione delle ospedalizzazioni, riduzione del ricorso a farmaci, contenimento della spesa sanitaria, riduzione strategica di molti problemi sociali.

Allora perchè non considerare le piscine come presidi socio-sanitari? In questo modo assumerebbero quella dignità e quella funzione tale da divenire strutture necessarie nella nostra società. E quindi non sarebbero le prime a chiudere i battenti in caso di siccità (o di pandemia).
Sarebbe sufficiente definirne i contenuti e le caratteristiche in termini qualitativi e disporre di personale professionalmente qualificato: potenzialità e limiti dell’offerta.

Certo per le loro caratteristiche ed i loro contenuti sarebbero comunque diverse dai centri termali, riconosciuti come veri e propri presidi sanitari, con tanto di decreto dal Ministero della Salute, dove il camice bianco (il medico) prescrive e segue terapie specialistiche in base a diagnosi cliniche ufficiali ed in riferimento specifico ad un mezzo terapeutico (l’acqua termo minerale) validato alla pari di un farmaco.
Passare da piscina a presidio socio-sanitario può rappresentare, anche nel breve termine, una proposta per un diverso futuro dell’acquaticità italiana
Ma adottando alcuni dei protocolli specifici delle terme, in forma semplificata in quanto nelle normali piscine (quelle con alimentazione idrica da acquedotto) non si possono né devono curare patologie umane, ed assoggettandosi al principio della qualità controllabile, si possono trovare forme di proposte per i contenuti accettabili anche dal legislatore.
Non è un percorso semplice né rapido, ma passare da piscina a presidio socio-sanitario può rappresentare, anche nel breve termine, una proposta per un diverso futuro dell’acquaticità italiana.
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